Partendo dallo studio di Buzzelli del 2014, il “Costo Energetico dell'Attenzione” (studio trasversale), si è sviluppato il seguente studio longitudinale, che ha l’obiettivo di indagare gli effetti che l’allenamento COordinabolico ha sul “Costo Energetico dell’Attenzione” e sui tempi di reazione. Inoltre si prefigge anche di verificare se spiccate capacità attentive e tempi di reazione sono una caratteristica predominante di uno dei due generi.
METODI
A questa ricerca hanno partecipato un gruppo di tennisti agonisti non professionisti, che si sono sottoposti a 3 differenti test di resistenza organica: il test di Leger (non attentivo), il Sigma Test predefinito (non attentivo) e il Sigma Test originale (attentivo). Sono stati confrontati i risultati dei due test non attentivi, in modo da verificare se la stima del VO2max con il Sigma Test è paragonabile con quella del test di Leger (maggiormente riconosciuto dalla comunità scientifica).
Prima di eseguire i test, è stato utilizzato un protocollo di conoscenza dello strumento, in modo da non far trovare impreparati i soggetti.
Il test di Leger serve per valutare la resistenza generale non attentiva. In questa prova si corre a navetta per 20m ad un ritmo sempre incrementale (scandito da una traccia audio) fino a quando non si raggiunge lo sfinimento dell’atleta, così ricavandone la stima del VO2max, che sarà confrontato tra i vari test.
Con il Sigma Test predefinito si è valutata la resistenza specifica non attentiva, stimando il VO2max.
Con il Sigma Test originale si è rilevata la resistenza specifica attentiva, attraverso la stima del VO2max.
Per stimare il VO2max nei due differenti tipi di esecuzione del Sigma Test è stata utilizzata un’equazione sviluppata partendo da quella del Test di Leger ma adattata ad un maggior numero di cambi di direzione e minori distanze.
Il “costo energetico dell’attenzione” è stato ricavato sottraendo al VO2max del Sigma Test Originale (prestazione max attentiva), il VO2max del Sigma Test Predefinito (prestazione max non attentiva).
Oltre ad i tre test sopraelencati, ne sono stati utilizzati anche altri, per misurare i tempi di reazione semplice, in cui l’atleta doveva premere sempre lo stesso pulsante all’emissione di qualsiasi segnale riprodotto dal SensoBuzz; ed il test per i tempi di reazione complessa, in cui l’atleta doveva premere il pulsante giusto, corrispondente al segnale emesso dallo strumento.

Figura 3.9 Un atleta del gruppo sperimentale
mentre svolge il test di reazione
Lo studio è stato condotto per 3 mesi e mezzo; i test sono stati somministrati all’inizio della ricerca, nel periodo intermedio e alla fine. Nelle tre sessioni di valutazione, tra l’esecuzione di un test e l’altro si è rispettata una pausa di almeno 72 ore, in modo da non risentire della stanchezza del test precedente.
I materiali utilizzati sono stati: il Sensobuzz (sia per l’allenamento che per i test), pulsantiere e pedane (per i test di reazione), traccia audio e altoparlanti (per i test di Leger e Sigma predefinito), attrezzature e accessori vari (per l’allenamento) e SPSS ed Excel (per l’analisi finale dei dati raccolti).
Il gruppo sperimentale era composto da 12 tennisti (8 maschi e 4 femmine), età media: 17 anni, che si sono sottoposti a 3 sedute di allenamento a settimana da un’ora e mezza l’una, con il COordinabolico. Il gruppo di controllo che era composto da 10 tennisti (6 maschi e 4 femmine), età media: 17 anni, è stato sottoposto a 3 sedute a settimana da un’ora e mezza l’una, di allenamento tradizionale per il tennis (corse, lanci, sovraccarichi, ecc…).
Entrambe le metodologie utilizzate per i due gruppi, non erano indirizzate allo sviluppo preponderante delle qualità di resistenza organica.
Figura 3.10 Gli atleti del gruppo sperimentale mentre svolgono l’allenamento con il metodo COordinabolico
RISULTATI
L’analisi dei dati è stata condotta andando a confrontare i valori dei risultati del gruppo sperimentale e di controllo, utilizzando SPSS ed in particolare l’ANOVA a una via, che attraverso il valore “p”, indica se la differenza tra i valori confrontati sia significativa o meno, (se “p” è <0,05 è significativa, altrimenti non lo è se “p” >0,05).
Confrontando le stime di VO2max, ricavate dal Sigma Test predefinito (STP) (prestazione max non attentiva) tra i due gruppi, nelle tre fasi, non è stata riscontrata una differenza significativa, quindi per questo parametro entrambi i gruppi sono rimasti sullo stesso livello. (Tabella 3.4) Mentre il gruppo sperimentale ha fatto registrare valori di VO2max nel Sigma Test Originale (STO) (prestazione max attentiva) significativamente superiori a quelli del gruppo di controllo, sia nella fase intermedia che finale, invece nella fase iniziale non c’era differenza, questo significa che i due gruppi partivano dallo stesso livello. (Tabella 3.5)

Andando ad analizzare la differenza algebrica tra il Sigma Test Originale e Predefinito, (cioè il “costo energetico dell’attenzione”) si nota che anche in questo caso, ci sono differenze significative nella fase intermedia e finale, infatti il gruppo sperimentale manifesta una progressiva diminuzione del “debito energetico dell’attenzione” nelle tre fasi, mentre il gruppo di controllo rimane costante. (Tabella 3.6) Anche dalla differenza percentuale si vede che il gruppo sperimentale ha diminuito la “spesa energetica dell’attenzione” dal -10%, arrivando addirittura al +1%, mentre il gruppo di controllo è rimasto costante a -14%. (Tabella 3.7)

Prendendo in considerazione i tempi di reazione sia semplici che complessi, si è riscontrata una differenza significativa nella parte intermedia e finale, dato che il gruppo sperimentale ha abbassato i suoi tempi di reazione, mentre il gruppo di controllo è rimasto costante durante tutto lo studio. (Tabella 3.8)(Tabella 3.9)


Poi sono stati confrontati i valori dei test nelle varie fasi, per i singoli gruppi, utilizzando il test T di SPSS e nel gruppo sperimentale si è notato che per il valore di VO2max del Sigma Test Predefinito (prestazione max non attentiva), non ci sono differenze significative nelle tre fasi, quindi non ci sono stati miglioramenti (Tabella 3.10). Mentre è aumentato il VO2max del Sigma Test Originale (prestazione max attentiva), infatti si sono constatate differenze significative in tutte e tre le fasi, quindi questo parametro è migliorato sensibilmente in questo gruppo. (Tabella 3.11)

Facendo lo stesso confronto per il gruppo di controllo, si è visto che ci sono differenze significative tra la fase intermedia e finale e tra la fase iniziale e finale; vuol dire che durante lo studio, questo gruppo, ha aumentato la sua prestazione max non attentiva, che di conseguenza ha portato ad un aumento della prestazione max attentiva, quindi la differenza tra questi due test è rimasta costante, cioè il “costo energetico dell’attenzione” è rimasto uguale.(Tabella 3.12) (Tabella 3.13)

Inoltre sono stati messi a confronto anche i valori ottenuti nel test di Leger e nel Sigma Test Predefinito, per tutti i partecipanti di entrambi i gruppi, sempre con l’ausilio del test T di SPSS, riscontrando differenze significative in tutte e tre le fasi, infatti si è visto che il Sigma Test Predefinito sottostimava di circa 1-2 ml/min/Kg. Mentre considerando solo i maschi, il Sigma Test Predefinito si è dimostrato alla pari del Leger per 2/3 e per le femmine di 1/3. Quindi considerando il minimo scostamento dei risultati ottenuti dall’esecuzione dei due differenti test, si ritiene il Sigma Test Predefinito un test attendibile, funzionale e più specifico alla stima della resistenza organica nel Tennis, rispetto al Test di Leger.
Comparando i valori di VO2max del Sigma Test Predefinito e Originale, tra maschi e femmine di entrambi i gruppi, solo nella fase iniziale (con un ANOVA a una via), è emerso che i maschi hanno sempre valori notevolmente superiori rispetto alle femmine ma se viene presa in esame la differenza algebrica tra i due test, si nota che non ci sono più disparità significative tra i due generi. Questo vuol dire che i maschi partono da valori superiori ma relativamente alla differenza algebrica tra i due test, (cioè al “costo energetico dell’attenzione”), si dimostrano pressoché uguali alle femmine. Questo dimostra che le capacità attentive non sono una caratteristica predominante di uno dei due generi. Anche per i tempi di reazione non si è riscontrata una differenza significativa tra maschi e femmine, quindi anche questa non è una caratteristica predominante di uno dei due generi.
DISCUSSIONE
I due gruppi, nella fase iniziale hanno fatto registrare valori simili ma successivamente si è verificato un significativo aumento delle capacità attentive nel gruppo sperimentale, in quanto il “costo energetico dell’attenzione” è sensibilmente diminuito (da -10% a +1%), mentre il gruppo di controllo ha mantenuto una percentuale costante durante tutto lo studio (-14%). Infatti i partecipanti del gruppo sperimentale, dopo aver svolto il test attentivo, nell’ultima fase dello studio, hanno affermato che risultava anche più facile del test non attentivo, (a differenza di quanto affermato nella fase iniziale) in quanto, veniva percepita di meno la fatica, dato che erano maggiormente concentrati sui segnali emessi, così riuscendo, non solo ad abbattere totalmente il “costo energetico dell’attenzione” ma addirittura a superare la prestazione massima di 1 punto percentuale.
Inoltre si è riscontrato un significativo miglioramento anche dei tempi di reazione semplici e complessi, nel gruppo sperimentale, rispetto a quello di controllo, confermando quanto visto nella letteratura scientifica riguardo l’importanza dell’attenzione per i tempi di reazione.
E’ anche stato dimostrato che elevate capacità attentive e rapidi tempi di reazione, non sono caratteristiche predominanti di uno dei due generi.
In conclusione, da questo studio si deduce che il metodo Coordinabolico, determini un affinamento e una migliore accuratezza dell’attività nervosa nelle aree della corteccia cerebrale dedicate all’attenzione, che porta ad una maggior efficienza nell’attività motoria, permettendo di fare maggior lavoro con lo stesso dispendio energetico. E cioè si riducono i costi energetici extra dell’ attività motoria (causati da scarsi processi attentivi), permettendo di impiegare nella prestazione queste energie risparmiate, migliorandola.
Si è visto che con questo metodo, l’atleta viene allenato ad esprimere il massimo del suo potenziale, anche in situazioni con carico attentivo elevato; viene migliorata la capacità di ragionare, fare scelte giuste e rimanere attenti anche ad alti livelli di fatica, oltre alla capacità di prendere decioni nel minor tempo possibile, tutte qualità fondamentali in partita. Inoltre si evince che i processi attentivi non vengono allenati semplicemente praticando lo sport ma bisogna eseguire un allenamento specifico per ottimizzarle.
In più, il fatto che nel test attentivo il gruppo sperimentale sia addirittura riuscito a superare la sua massima prestazione potenziale (non attentiva) fa pensare che il metodo sia utile a ritardare l’insorgere della fatica mentale (nervosa o centrale), dimostratosi limitante per la prestazione (Merlini et al, 2015) (Smith et al, 2016), riuscendo così a protrarla anche oltre il limite esclusivamente organico.
Quindi, si può affermare che questo metodo di allenamento risulta indispensabile per ottimizzare le performance di tutti gli sport di situazione.
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